Qualche giorno fa ho ricevuto dalla mia banca una comunicazione che mi ha lasciato a bocca aperta.
In sostanza venivo avvertito che qualora mi trovassi una giacenza liquida sul conto di 100.000€, in assenza di forme di finanziamento o investimento in essere (leggi: operazioni da cui la banca guadagna), potrei ritrovarmi il conto chiuso da qui a breve. Con uno specchietto molto chiaro ed esaustivo, la banca evidenzia come, essendo tenuta al rispetto di vincoli patrimoniali specifici (volti a garantire la solidità del sistema finanziario), sia letteralmente un costo avere dei correntisti che depositano somme attive sul conto e le lasciano lì, senza alcuna strategia di gestione collegata.
Mi son fatto una risata perché io personalmente non lo farei mai e poi mai. Ma allo stesso tempo mi son detto: immagina quanti sono questi conti parcheggiati al di sopra i 100.000€! La banca aveva già rivisto a fine 2019 le condizioni per indirizzare questo tipo di problema: se non investi paghi commissioni di gestione conto, come con le altre banche. Proposta sensata: se investi anche una cifra minima al mese, le commissioni non le paghi. È nell’interesse di entrambi.
La banca identifica in circa 25€ a trimestre il costo aggiuntivo di questo parcheggio di liquidità (ricordiamo: superiore a 100.000€!). Ora, se i conti così corposi – PARCHEGGIATI LÌ SENZA ALCUNA FORMA DI INVESTIMENTO – non fossero molto numerosi, non credo si sarebbe mosso questo meccanismo “sanzionatorio”. La banca sta dicendo: “piuttosto che tenermi i tuoi soldi lì fermi sul conto, preferisco non averti come cliente”. Il messaggio è forte. Quindi la domanda che mi faccio è: ma quanta gente in Italia è così matta da avere cifre così importanti ferme sul conto?
Ferme!! È questo il punto che mi lascia più esterrefatto!
Già mi è capitato di parlare di soldi sul mio blog e di postare notizie di questo tipo sui social perché trovo si tratti di una follia totale.
Attenzione – non sto parlando delle famiglie, degli imprenditori o degli individui che in quest’ultimo anno si sono trovati in difficoltà. Capisco che la precarietà del lavoro, cambi improvvisi e situazione di incertezza possano incentivare comportamenti precauzionali. I dati dell’Istat sul numero di individui e famiglie in condizione di povertà assoluta è piuttosto triste (sul 2019, ante pandemia, si parlava del 6,4% delle famiglie, e di quasi 4,6 milioni di individui), e comprendo bene che in tali situazioni si sia portati a tener stretto ciò che si ha, per focalizzarsi su come “sopravvivere”.
Sto parlando di persone che reputo finanziariamente sane, in grado di affrontare l’incertezza di questo periodo surreale, e con un livello di istruzione e attenzione che permetterà loro di avvalersi degli strumenti di supporto, ristoro o agevolazione fiscale attivati da mesi.
Se è ragionevole pensare che in un momento di crisi come questo ci sia una crescita della propensione al risparmio, dall’altro non posso che constatare l’evidente ignoranza di molti in materia finanziaria. Non a caso a ottobre 2020 si parlava di oltre 1,7 miliardi di euro di liquidità sui conti correnti. In pratica l’ammontare dei depositi liquidi ha quasi raggiunto il valore del PIL del 2019!
In ogni crisi la gente si spaventa e consuma meno, perché ha una percezione di incertezza verso il futuro. Nel caso specifico, gli svariati mesi di lockdown e chiusure forzate di molti esercizi commerciali hanno letteralmente impedito alla gente di consumare. Il numero di persone che sono migrate online è esploso ma – oggettivamente – non si può pensare che vada a compensare tutto quello che si è perso nell’offline.
Tuttavia, è evidente che in Italia c’è un serio problema di educazione finanziaria.
Secondo un rapporto Consob “gli italiani dedicano molto più tempo a raccogliere informazioni quando c’è da cambiare il cellulare o un elettrodomestico piuttosto che ad investire il proprio denaro”.
Ma le persone che lasciano una pioggia di liquidità sui conti, si rendono conto di come quel denaro perda valore nel tempo anche solo banalmente per effetto dell’inflazione e delle commissioni che è necessario pagare? Tenere i soldi liquidi sul conto è come dire “sotto il materasso”. L’indice dei prezzi al consumo è cresciuto mediamente del 1,7% negli ultimi 20 anni. 10 mila euro depositati nel 2000 su un conto corrente oggi varrebbero 7.138 euro, in pratica il 30% in meno. L’inflazione è una tassa occulta, c’è ma non si vede: i soldi perdono naturalmente valore nel tempo.
Peraltro, la soglia di 100.000€ scelta dalla banca per la comunicazione non è casuale. I soldi sul conto sono un debito che la banca ha nei tuoi confronti e, se per qualsiasi motivo, la banca dovesse fallire il fondo statale che tutela le persone fisiche e le medie imprese titolari di depositi bancari, garantisce al massimo quell’importo. Per l’eccedenza: buona fortuna, insieme alla pletora degli altri creditori!
Dall’altra parte mi capita poi di leggere informazioni sull’aumento dei volumi di transazione su quello che è il trading online. Non so se le statistiche siano precise – non ho verificato la fonte – ma si parla di un +150% tra i mesi di febbraio e aprile 2020: complici il lockdown e la chiusura dei negozi, la gente si è buttata sui derivati come “passatempo”. Da fine 2020 poi sono esplosi i contenuti legati alle criptovalute, complice anche le crescite stratosferiche che bitcoin e varie altre forme di DeFi stanno ottenendo in questi mesi.
E lì mi chiedo: quanta gente sa veramente cosa sta facendo con i propri soldi? Di nuovo ho delle perplessità sul livello di educazione finanziaria dell’italiano medio.
Io vengo da una famiglia umile, e uno dei principali valori che mi è stato trasmesso fin da adolescente era proprio quello del rispetto per il denaro. “Il denaro non entra dalla finestra” mi veniva detto, facendomi capire come fosse importante impegnarsi per guadagnare in modo onesto, studiare per non farsi abbindolare dal primo strillone per strada e proteggere ciò che si aveva raggiunto, facendo in modo di farlo fruttare, senza sperperare ma anche concedendosi i meritati sfizi che giustificavano tali sforzi.
Io ho iniziato il mio percorso professionale come equity sales – “venditore di investimenti” in una SIM, oltre vent’anni fa, e per passione ho sempre approfondito i temi legati alla finanza – sperimentando ogni cosa mi sia capitata sotto mano. Sono in grado di espormi al rischio perché so come calcolarlo, e agisco sempre in una logica di Return on Investment (ROI) in qualsiasi progetto che intraprendo, compreso l’investimento.
Il mio portafoglio è quindi distribuito tra investimenti più prudenti, come quelli legati all’immobiliare o agli strumenti monetari, quelli più bilanciati che hanno un’ottica di medio e lungo periodo, come i PAC o PIR, e quelli più aggressivi. Paradossalmente, se devo giocarmi la carta del rischio non lo faccio solo ed esclusivamente sui mercati, né con un approccio puramente speculativo. Sono un investitore seriale anche in startup, che probabilmente è uno dei maggiori mercati con risultati binari (zero o uno: dove uno però è un multiplo di quanto hai investito inizialmente). Sono paziente, so aspettare senza farmi prendere dal panico perché non “mi gioco” tutto quanto su un singolo progetto.
Da dove partire quindi?
Il consiglio che posso dare io è sicuramente quello di studiare e iniziare a capirci qualcosa. Mi è capitato più volte di citare un libro di Tony Robbins che ho apprezzato molto: “Soldi – domina il gioco”, un testo in cui l’autore racconta delle sue interviste a più di cinquanta esperti mondiali di finanza e riassume in pochi semplici principi i concetti alla base del risparmio e dell’investimento.
L’altra cosa che auspico è quello di vedere questi argomenti trattati anche nelle scuole ma, da genitore, mi impegno attivamente a spiegare a mia figlia tutto quello che so e che continuo ad imparare sul mondo della finanza, trasferendo quel rispetto per il denaro che tanto mi è stato d’aiuto nella mia formazione, e nel diventare l’uomo e il professionista di cui oggi sono fiero.
Sul mio canale youtube ho parlato di temi legati al denaro in varie situazioni quindi ti rimando lì per approfondimenti, così che tu possa lasciarti ispirare dall’argomento più affine al tuo livello d’esperienza e di propensione al rischio. Il mese scorso ho anche pubblicato una guida gratuita sul real estate crowdfunding – secondo me uno dei migliori strumenti con cui approcciarsi all’investimento alternativo se vuoi uscire dai canali istituzionali tradizionali.
In alternativa al fai da te, inoltre, è sempre consigliabile (soprattutto all’inizio) avvalersi di consulenti finanziari professionali: nonostante le mie competenze io investo anche tramite promotori.
Va bene tutto, ma ti prego… NON LASCIARE I SOLDI FERMI SUL CONTO CORRENTE!