Una delle cose che mi riescono tra le più difficili è quella di non farmi distrarre.
Io sono estremamente curioso, mi piace sperimentare cose nuove, sono attratto dalle esperienze, dalle persone, dai post su Facebook che mi aprono a business, approcci, intuizioni che non ho avuto personalmente. Queste cose allenano la mia creatività, ma riuscire a non farmi travolgere dalle distrazioni o da attività che posso delegare è uno degli sforzi che devo compiere ogni giorno.
A tal proposito ho di recente letto il libro di Nir Eyal – “Come diventare indistraibili”.
Negli anni mi è capitato di sperimentare vari metodi di gestione efficace del tempo e degli impegni. Ho dovuto cambiare il mio coinvolgimento e il mio focus di pari passo con le mie mansioni. Da giovane inesperto, dipendente di una società telefonica, potevo concedermi qualche distrazione. Negli anni più intensi della mia esperienza imprenditoriale invece le mie giornate erano sempre più intense e produttive. Poi, quando Neomobile è cresciuta ritmi vertiginosi, la squadra si è allargata, e il risiko internazionale mi costringeva a viaggiare di continuo.
Le migliori intuizioni – ho notato – sono spesso emerse durante i viaggi intercontinentali. Perché?
Me lo sono chiesto più volte. Sicuramente c’è un elemento che possiamo definire “relax creativo”.
Il volo di 8 ore in business era tutto sommato una situazione piacevole, presupponeva incontri e negoziazioni stimolanti, contesti che mi davano l’adrenalina positiva del vedere il mio progetto evolvere. Un’intensa sensazione di crescita personale.
Un altro elemento fondamentale, però, credo fosse proprio il fatto di potermi concedere un lasso temporale piuttosto lungo in cui non essere distratto dalle urgenze della quotidianità.
Citando Eyal “Gli ambienti di lavoro moderni sono una fonte costante di distrazione. Abbiamo pianificato di lavorare a un progetto importante, che richiede tutta la nostra attenzione, ma siamo distratti da una richiesta che arriva dal nostro capo. Riserviamo un’ora di lavoro con la massima concentrazione, ma siamo coinvolti in un’altra riunione “urgente”. Ci prendiamo del tempo per stare con la famiglia o gli amici fuori dall’orario di lavoro, ma veniamo convocati a tarda sera a una conference call in video”.
In questo periodo più che mai, complici i lockdown e l’uso/abuso degli strumenti di videoconferenze, l’abbondante quantità di contenuti disponibili online e il bisogno di evadere da una situazione che ha completamente sconvolto la nostra routine, è ancora più difficile focalizzare l’attenzione sulle attività di maggior valore per noi stessi e per il nostro futuro.
Quanto la distrazione dipende da fattori esogeni – cui oggettivamente è impossibile non dare ascolto – e quanto è invece la nostra voce interna che reclama sollievo?
Sai riconoscere i tuoi trigger interni?
“Le risposte semplici a domande complesse spesso sono sbagliate, ed è più facile incolpare […] qualcuno di diverso da noi stessi”. Un capro espiatorio è tranquillizzante, e spesso ci aggrappiamo a risposte semplici perché è più facile prestar fede alla storia che vorremmo sentire.
Secondo una recente ricerca, due psicologi (R.M. Ryan ed E.Deci) hanno teorizzato che – così come quando il nostro organismo ha bisogno di nutrimento genera gli stimoli della fame – anche la psiche umana ha bisogno di elementi di autodeterminazione per produrre benessere. Per svilupparci a pieno abbiamo bisogno di autonomia, competenza e relazioni. Se sotto questi aspetti siamo “sottonutriti” si producono ansia, irrequietudine e altri sintomi che indicano l’assenza di qualcosa.
Il modo più semplice per stare immediatamente meglio è distrarsi.
Pensa alle infinite situazioni in cui ti è stato detto che era importante o urgente fare qualcosa, e magari ti è anche stato promesso un premio se fossi riuscito a raggiungere l’obiettivo. Magari l’hai raggiunto: ma quanta fatica ti è costata? E quanta soddisfazione hai tratto dall’aver tagliato il traguardo o incassato il premio?
Pensa invece ad una situazione in cui qualcosa ti ha incuriosito, e hai deciso di approfondire, e man mano che scoprivi qualcosa di più ti sentivi sempre più coinvolto e stimolato. Sono le situazioni per cui hai deciso di pagare piuttosto che incassare. Come in un videogioco: il tempo volava e non ne avevi minimamente la percezione, il tuo focus era solo ed esclusivamente orientato a raggiungere il “livello successivo”.
Ora pensa a qualcosa in cui sei bravo – fosse anche parcheggiare l’auto in uno spazio ristretto. La competenza fa sentire bene e quella sensazione cresce con il crescere dell’abilità.
Tutti noi, infondo, ambiamo alla competenza. La padronanza di qualcosa che ci piace o ci stimola, il sentire che stiamo facendo passi avanti, che stiamo crescendo, è un potente antidoto contro la distrazione.
Avere l’autonomia di poter controllare il proprio tempo è un dono enorme, ma per certi aspetti è anche una grande responsabilità, e come tale va allenata.
Innanzitutto, è fondamentale capire se distraendoti stai scappando da qualcosa che ti mette a disagio o stai cercando una scusa per non impegnarti in qualcosa di faticoso. Il passo successivo è capire in che misura puoi avere il controllo della situazione. Infine, il mio consiglio è “obbligati a fare”. Se quell’attività ti è stata imposta da qualcuno, o è qualcosa che avevi programmato intenzionalmente, non farti frenare dalla frustrazione del compito noioso o dal senso di inadeguatezza. Agisci nel presente come se non potessi cambiarlo né decidere, e poi – una volta concluso il compito – rifletti su come non dovertene più occupare o come migliorare per farlo meglio la prossima volta.
Fatto è meglio di perfetto. Ed è sicuramente meglio di “non ci ho nemmeno provato”.
L’importanza di disconnettersi
“La trazione ci attira verso ciò che vogliamo nella vita, mentre la distrazione ce ne allontana”.
Come non mancheresti mai ad una riunione con il tuo capo o con un cliente importante, così è fondamentale non mandare a monte gli impegni presi con sé stessi. Talvolta ancora più importante è prendersi del tempo per riflettere e visualizzare le qualità della persona che vuoi essere. Indispensabile in ogni caso è avere le idee chiare su come si ha intenzione di trascorrere il tempo.
“L’unica cosa che controlliamo è il tempo che dedichiamo ad un’attività. Che il tempo dedicato a fare qualcosa dia risultati positivi è sempre una speranza, mai una certezza”.
Pensiamo di risolvere i problemi di distrazione cercando di fare di più in ogni singolo minuto ma, più spesso, il problema reale è che non ci diamo il tempo di fare quello che diciamo di voler fare. Non essere al posto giusto al momento giusto è garanzia certa di insuccesso.
Spesso ti capiterà di vivere giornate frenetiche, in cui hai la sensazione di correre sempre per il vantaggio di qualcun altro. Forse non te ne rendi conto ma di sicuro stai svolgendo lavori a bassa priorità. Altre volte probabilmente ti stai auto-sabotando con dello pseudo-lavoro, simulandoti troppo indaffarato per poter dedicare tempo ad altro.
Inutile dire quanto le relazioni personali possano risultare impattate da questo atteggiamento, andando ad aumentare il carico di frustrazione e stress.
Ed è proprio quello il contesto da cui è necessario staccare. Disconnettersi da ciò che ci sta tirando verso il basso, verso un ciclo negativo. Tappare le orecchie di fronte all’infinità di sirene che stanno cercando di attrarre la nostra attenzione, un po’ come dei moderni Ulisse.
Come ha scritto S. Covey: la cosa principale è far rimanere principale la cosa principale.
Al lavoro, a casa o per i fatti nostri, pianificare in anticipo e organizzare l’agenda, lasciando il giusto margine di tempo per sé stessi, i propri cari e le proprie attività è un passo essenziale per diventare indistraibili. Ci può liberare dalle banalità della giornata e ci restituisce il tempo che non possiamo permetterci di sprecare.
Ma non è sufficiente.
Oggi gran parte della lotta contro le distrazioni impone la capacità di reggere il colpo contro le notifiche push di qualsiasi tipo: messaggi, newsletter, telefonate commerciali e email di ogni tipo. Tutti stimoli ai quali ci condizioniamo a rispondere istantaneamente. Di colpo sembra impossibile fare quello che avevamo programmato. E peggio ancora: alcuni studi hanno analizzato come ricevere una notifica ma non rispondere, possa distrarre tanto quanto farlo, perché l’attenzione viene focalizzata ad inibire quell’attenzione automatica.
Il problema è che ricevere troppi stimoli esterni può essere devastante per la produttività e la felicità.
Come si fa allora a separare i trigger buoni da quelli cattivi?
Facendosi questa semplice domanda: questa notifica è al mio servizio o sono io al suo?
Le notifiche sono strumenti, se li usiamo nel modo opportuno possono aiutarci a rimanere sulla strada giusta. Se ci aiutano a fare le cose che avevamo programmato di fare, ci aiutano a rimanere in focus, se ci distraggono ci stanno allontanando dalla felicità.
Se questo articolo non ti ha distratto e anzi ti ha dato degli spunti di riflessione validi seguimi sui social o iscriviti alla mia newsletter, scrivimi o contattami: sarò felice di ascoltare la tua storia!
Claudio Rossi – Imprenditore e Business Coach