Qualche sera fa sono uscito a cena con una persona che ho conosciuto di recente. Mi aveva fatto una buona impressione. Nonostante fosse di carattere un po’ riservato mi aveva già invitato un paio di volte perché ci teneva a presentarmi un suo progetto, e ho ceduto.
Ha proposto un ristorante che conosceva, io non l’avevo mai sentito ma – benissimo: a me piace scoprire posti nuovi. Se va bene: li aggiungo alla mia lista dei noti, se va molto bene addirittura dei miei preferiti. Se non mi soddisfano semplicemente non ci torno più. In ogni caso il focus era sul fare una chiacchierata rilassati – non stavo certo uscendo con mia moglie per una serata romantica.
Di fronte al menù, piuttosto ricco ma dispersivo, mi son reso conto che non avevo voglia di impegnare troppe energie per scegliere: ero più curioso di sentire cos’aveva da dirmi lui.
Lui è partito con una disamina abbastanza accurata tra gli abbinamenti potenziali; usando un eufemismo era “indeciso”.
Quando si è presentato il cameriere, io ho risolto chiedendo: “qual è la vostra specialità?”. Preparato e sorridente il ragazzo mi ha proposto un paio di alternative, tra le quali ho scelto, e suggerito un abbinamento di vino che a parer suo era raccomandabile. Preso! Il mio ospite si è orientato su altro, ma la percezione che ho avuto è che non fosse ancora convinto e anzi, fosse sul punto di richiamare il cameriere ma si fosse trattenuto.
Ti ho appena descritto uno degli inganni della nostra mente: il paradosso dell’opportunità.
Più scelta abbiamo più è difficile scegliere e, una volta presa una decisione, maggiori sono le probabilità di provare rimpianti per le alternative che avremmo potuto intraprendere. Come se, una volta presa una decisione, quella che sembrava un’opportunità rischiasse di diventare un potenziale nemico.
Questo succede perché ogni cosa che richiede la tua attenzione, la distoglie da qualcos’altro e – se non sei focalizzato sul tuo percorso, su qual è l’obiettivo di una riunione, di un progetto, o di un’impresa – è molto probabile che tu ti perda per strada, attratto dal canto delle sirene di qualche altra opportunità più rapida e (apparentemente) più tangibile.
Ahimè, questo è solo uno dei tranelli che ci troviamo ad affrontare quando decidiamo di metterci all’opera.
Nella mia esperienza di imprenditore e mentore diverse volte ho avuto la sensazione di trovarmi nel bel mezzo de “Il gioco dell’oca”. Vai avanti, vai avanti, vai avanti poi per un attimo capiti sulla casella sbagliata e ti ritrovi a partire dal via.
E quella casella sbagliata alle volte è imprevedibile, come può essere un cambio di regolamentazione, una variazione ai vertici dei tuoi partner commerciali o una pandemia, altre volte però appare all’orizzonte come un nuvolone che si avvicina. Tutte le volte che senti persone motivate, lanciate in una nuova esperienza, prese dalla novità o dall’euforia e poi, dopo qualche settimana, basta: non le senti più parlare. Cosa è successo in tutti i quei casi?
È molto probabile che siano entrate in gioco dinamiche molto sottili, che io definisco appunto inganni della mente.
- Inerzia al cambiamento
Lo ripeto spesso: la nostra mente è programmata per tenerci lontani dai rischi. C’è chi fa risalire questa predisposizione ai tempi delle caverne, alla nostra indole animale che tende a scappare dai predatori. Indipendentemente dal fatto che esista una spiegazione fisiologica o meno, è sicuramente vero che il cervello preferisce situazioni note, sapori conosciuti, routine prefissate e ripetitività anziché novità.
Ma è anche vero – come diceva Einstein – che è folle pensare di ottenere risultati diversi comportandosi sempre allo stesso modo. Quindi per evolvere, esporsi al cambiamento è inevitabile.
E l’unico modo per farlo è… iniziare.
Ad esempio – un bel trucco è la cosiddetta “regola dei 3 secondi”. Se è vero che 3 secondi è il tempo che hai per impedire alla mente il rifiuto irrazionale e la paura: tienine conto. Di solito, siamo in grado di prendere decisioni razionali e di fare ottimi progetti. Poi quando ci troviamo davanti al momento di iniziare arrivano gli imprevisti, i dubbi, i disguidi, le ansie. Quello è invece esattamente il momento in cui ci si deve forzare a fare il passo che ci eravamo prefissati, perché tutto il resto, il più delle volte, è paura malcelata
2. Impazienza
Un altro tranello che frequentemente la nostra mente ci tende è paradossalmente quello dell’impazienza. Il voler vedere rapidamente i risultati, e che risultati! Appena indossiamo le scarpe da corsa per la prima volta, già la mente corre alla maratona di New York.
Di certo possiamo dire che la vita è una maratona – e quindi è fondamentale saper dosare le forze – ma i risultati straordinari richiedono sempre tempo.
Ancorare la propria soddisfazione alle conferme dei risultati precoci è rischioso, perché spesso porta ad abbandonare i progetti appena non si ottiene riscontro.
Per questo è importante stabilire obiettivi raggiungibili, adatti al proprio livello di abilità e ai propri interessi, e immaginare la strada verso il successo come una scala da percorrere un gradino alla volta. Anzi, è ancor più realistico aspettarsi un percorso ad ostacoli, dove, pur tenendo fede alla direzione scelta, si vivranno alti e bassi e ci si dovrà rassegnare a pazientare il tempo necessario.
3. L’illusione della motivazione
Un’altra grande trappola è quella di deviare dal percorso appena cala la motivazione.
Quando scopri qualcosa di nuovo, o intraprendi una nuova strada, l’entusiasmo ti trasporta. Fai cose che solo qualche giorno prima non conoscevi e che senti porteranno una ventata di cambiamento nella tua vita, e godi del benessere e dell’adrenalina che questo comporta. Magari conosci persone nuove, ti svegli presto la mattina, senti che di lì a breve la tua vita avrà una svolta.
Poi… man mano che ti rendi conto di quanta fatica comporti il rimanere focalizzato sul tuo percorso, appena ti trovi di fronte alle prime difficoltà ecco che la motivazione cala e le scuse abbondano. Inizi a perdere il ritmo e ti ritrovi al punto di partenza, magari deluso per “averci provato e non esserci riuscito”. Ma quanto a lungo ci hai provato?
La motivazione genera una sorta di stato di ebbrezza che deve necessariamente durare poco. Serve a dare il via, ma non può essere la forza che ti sostiene lungo il percorso… o meglio: dipende cosa intendi…
La motivazione dovrebbe essere ciò che ti spinge a fare ciò che fai. Agendo come hai deciso di agire dove arriverai? Comportandoti nel modo in cui ti comporti, riuscirai ad arrivare dove ti sei prefissato?
Per bilanciare la motivazione “adrenalinica” con la disciplina, ossia con ciò che realmente è in grado di sostenere un tuo progetto o percorso di cambiamento, è fondamentale aver chiara la meta.
Citando Seneca: non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare.
L’elenco delle trappole mentali, infatti, non finisce certo qui ma credo che questo sia il punto cruciale. Spesso le persone sono in cerca di modi per fare cose, per migliorarsi o migliorare le proprie prestazioni, ma tutto questo attivarsi non sempre è associato ad un obiettivo chiaro.
Non tutti sanno guardarsi allo specchio e dire cosa desiderano oggi o tra cinque anni, né quali sono i valori essenziali dai quali non si vogliono discostare. Qualche volta non sanno nemmeno scegliere ciò che preferiscono da un ricco menù.
Fare impresa ti insegna ad affrontare la vita con un approccio mentale secondo me impareggiabile. Ti insegna ad accettare che esistono rischi e a correrli in modo calcolato. Ti insegna a scegliere ogni giorno cosa è più importante e a che cosa dedicare le tue energie e il tempo che hai a disposizione, perché sono risorse limitate. E ti fa capire – guardandoti indietro – che non c’è un punto d’arrivo, ma che tutto il percorso che fai ti porta ad essere unico e ad avere una storia speciale da raccontare.
Fare impresa non è per tutti?
Non ne sarei così sicuro se fossi in te… e anzi, se vuoi qualche spunto ulteriore: partecipa alla masterclass dedicata proprio a sfatare tanti miti legati all’imprenditorialità, e magari dimmi che ne pensi.