Perché fai quello che fai? Lo sai?
Quando parlo con le persone che mi circondano, con i miei collaboratori o con gli imprenditori che supporto nello sviluppo delle loro idee, spesso emerge un grave problema: la mancanza di tempo. La maggior parte delle persone vive le proprie giornate lasciandosi travolgere da routine concitate: sveglia presto la mattina, lavoro e doveri di varia natura, qualche sessione di gioco distratto con i figli la sera e poi un po’ di relax davanti a una serie su Netflix, con la palpebra calante a causa della giornata intensa.
La pandemia che ha costretto molte persone allo smartworking e alla riappropriazione di spazi fisici e temporali prima tanto sognati, ha paradossalmente peggiorato la situazione in molti casi. Sono venuti meno quei confini che permettevano di dare un nome a dove si era (in ufficio, nel traffico, in palestra, a casa…) e a quello che si stava facendo (un lavoro abitudinario, una riunione o una presentazione, andare da un cliente, ritrovarsi la sera con la famiglia…).
Ma la domanda di fondo rimane un po’ la stessa: perché tutta questa frenesia? Dov’è che stai andando e cosa ti spinge a farlo in questo modo?
La maggior parte delle persone si concentra su cose che non contano. Focalizza la propria attenzione sulla crisi, sull’insoddisfazione, sulle troppe cose da fare che impediscono di dedicare tempo ed energie alle proprie passioni e ai propri interessi. Poi, quando chiedo di fare un esempio, in pochissimi sono in grado di dirmi in modo preciso che cosa di diverso vorrebbero. Sì ok, più soldi, un lavoro più stimolante, più tempo: frasi generiche emergono facilmente ma:
Più soldi – per fare che cosa?
Un lavoro più stimolante – da che punto di vista?
Più tempo da dedicare a chi o cosa?
Tutti siamo in grado di analizzare razionalmente la situazione in cui viviamo, ma l’interpretazione che diamo e la reazione che abbiamo dipende da come percepiamo il mondo. La nostra mente razionale però lavora con l’obiettivo di consumare meno energie possibili: non opera nel nostro interesse, punta a proteggerci e per quello spesso ci disincentiva a guardare in nuove direzioni.
Che cosa oggi ti emozionerebbe a tal punto da farti sentire autorealizzato e soddisfatto? Prendi l’invisibile e rendilo visibile, prendi ciò che stai sognando e realizzalo.
Sono un appassionato e ho letto tantissimi libri di crescita personale. Seguo numerosi trainer internazionali e analizzando diversi dei metodi da loro proposti sono giunto alla conclusione che non c’è un modo univoco e spiegabile di trovare il proprio perché, il senso per cui ognuno di noi fa quello che fa. É però importante trovare ciò che guida la propria vita, le condizioni che ci spingono all’agire o meno.
Ciò che ti emoziona attiva un livello di intraprendenza che la sola conoscenza non è in grado di smuovere. Intellettualmente puoi sapere come fare le cose, ma poi non farlo. Se qualcosa ti emoziona veramente, invece, ti incentiva a trovare soluzioni creative, a imparare, a sperimentare, e soprattutto ti gratifica e ti incentiva a condividere la tua esperienza con altri, per rendere migliore anche la loro vita.
Ho però capito che non per tutti è facile sognare in grande, immaginare la propria vita tra 5-10 anni, esprimere desideri.
Stephen Covey nel suo best seller “Le 7 regole per avere successo” raccomanda di partire con un obiettivo finale ben chiaro in mente. Condivido gran parte delle osservazioni e delle strategie che propone, ma credo che questo approccio metta molta pressione a chi, finora, si è occupato di altro. Lui stesso ha poi coniato un’ottava regola che sostanzialmente riassume nel seguente messaggio:
Trova la tua voce e ispira gli altri a trovare la loro. Impara insegnando e insegna e condividi mentre impari.
Se chiedi alle persone perché non raggiungono gli obiettivi che qualcun altro gli ha assegnato, le giustificazioni sono sempre “mancanza di”: non c’è stato abbastanza tempo, il budget non era sufficiente, mancavano i mezzi tecnici o le risorse umane per farlo.
Se chiedi invece perché non provano a realizzare un loro sogno, ciò che più comunemente emerge è il timore di fallire. Nessuno vuole investire tempo o risorse in qualcosa per cui non c’è la certezza del risultato.
Tony Robbins dice che in tutti c’è il bisogno fisiologico di evitare il dolore e ambire al piacere. Tutti però hanno anche bisogno di un certo grado di incertezza. Abbiamo bisogno di varietà o ci sentiremmo morti dentro. Se sei completamente sicuro, ti annoierai. Certo se la situazione è in continua evoluzione e non hai punti fissi, ti sembra di impazzire. Per questo è fondamentale scoprire cosa ti serve di più come persona.
Cos’è che ti fa sentire unico, speciale, importante e amato?
Se per esprimere un desiderio o definire un obiettivo hai bisogno della certezza che sia realizzabile, non sarai mai sufficientemente incentivato a provarci. Il massimo della soddisfazione non si trae dal risultato finale, ma dal percorso. Se provi e non funziona, non fallisci: impari qualcosa. E grazie a quest’esperienza proverai qualcos’altro, continuerai.
La decisione più importante che puoi prendere è che non importa cosa succede nella tua vita. Se per capire cos’è che ti spinge ad agire ogni giorno smetti di concentrarti su te stesso e focalizzi l’attenzione su come le tue capacità e i tuoi talenti possono essere utili agli altri, alleggerirai completamente il peso delle domande che ti poni.
La realtà in cui tutti viviamo è in continua evoluzione: l’abbiamo visto con la pandemia – consuetudini quotidiane sono cambiate in modo radicale, abitudini e libertà che davamo per scontate e immutabili sono state travolte.
Se avessi solo una settimana da vivere, non ti permetteresti di soffrire per qualche piccola sciocchezza che di solito ti fa impazzire. Probabilmente trascorreresti del tempo con persone ti amano, facendo ciò che ami, ti godresti ogni singolo attimo.
Perché aspettare, perché non decidere di farlo ora?
Claudio Rossi – Imprenditore e Business Coach