Ti piacciono i sondaggi?
Spesso capita di vedere post online che ne propongono. Confesso che mi capita di partecipare quasi sempre, non tanto per egocentrismo, quanto piuttosto perché voglio vedere cosa viene dopo. Mi viene chiesto di inserire una mail? Mi viene proposto un prodotto? Mi viene proposto di essere ricontattato?
Sono dei momenti di “studio” che mi ritaglio e che ogni tanto mi permettono di scoprire nuove tendenze.
Qual è l’ultimo cui ho risposto?
Boh, di certo non ricordo. Si trattava probabilmente di uno “tra tanti”, che non ha lasciato il segno nella mia mente.
Ma cos’è che ci colpisce, e come?
Non c’è una ricetta magica in grado di garantire che un contenuto funzioni, ma quel che è certo è che – ogni volta che pubblichi qualcosa – devi aver chiaro in mente cosa vorresti che accadesse subito dopo.
Oggi la guerra più difficile è quella legata all’attenzione quindi hai solo pochi istanti per catturare l’attenzione di chi vuoi che ti segua. La prima sfida è riuscire ad usare quella parola, quell’esca che riesce a far soffermare l’altro un istante e cliccare… Devi essere in grado di creare quello che si chiama un open loop, cioè una domanda che attiva il cervello e gli fa desiderare di ricevere una risposta.
Può essere un’affermazione, una domanda, un indovinello, il punto fondamentale è che deve avere l’obiettivo di attirare l’attimo di attenzione che ti serve.
Ma una volta colta l’attenzione, quali sono i contenuti perenni?
E’ stato dimostrato che i contenuti che più piacciono alle persone, di solito ricadono in tre principali categorie:
- Intrattenimento
- Ispirazione
- Informazione
Innanzitutto, contro ogni logica apparente, ho messo il concetto di informazione per ultimo e non per caso.
Perché? Perché è molto difficile coinvolgere qualcuno fornendo solo le informazioni di cui ha bisogno. Il web è pieno di informazioni – ma quelle che finiscono “in prima pagina” sui motori di ricerca, sono le uniche che verranno viste.
Il punto è: se vuoi passare un’informazione e vuoi fare in modo che chi ti legge abbia voglia di leggerti ancora e ancora, non puoi semplicemente passarla in modo noioso o asettico. Non c’è niente di più efficace che far passare dei concetti informativi in modo ironico e leggero.
Al secondo posto ho messo “Ispirazione”.
In questo periodo spesso capita di leggere un sacco di post motivazionali, io stesso ne pubblico tanti perché mi piacciono, mi danno carica, riescono a riassumere concetti molto complessi in poche parole. Li trovo oggettivamente di grande supporto morale. Tuttavia, uno non campa certo di questo.
I contenuti di ispirazione possono sicuramente essere utili a fidelizzare, ma di per sé non sono funzionali a qualcosa di specifico se non ad avvicinare un pubblico particolarmente sensibile a quel linguaggio.
La gente non si sofferma sul contenuto di ispirazione o intrattenimento o sulle informazioni che tu pensi possano essere utili. Le persone cercano trasformazione, comprano la possibilità di far emergere una versione migliore di loro stessi, l’aggiornamento del proprio essere e sapere.
Tu stesso quando acquisti un prodotto il più delle volte compri qualcosa di superfluo. Tutto quello che è apparentemente superfluo serve ad identificare sé stessi rispetto agli altri, o in mezzo agli altri.
Se ad esempio tu hai un negozio di fotocamere, o sei un esperto di fotografia o postproduzione, e vuoi dar via ad un business online collegato a questo, potrai iniziare postando belle foto e magari citazioni di fotografi famosi, o viaggiatori o reporter. Oppure di mostre fotografiche o eventi o workshop su argomenti fotografici specifici e magari commentare dettagli tecnici che facciano capire le tue competenze in materia fotografica e diano delle informazioni utili – ad esempio per scegliere un modello di obiettivo anziché un altro o di dispositivo o cavalletto o sofware.
Quindi perché la parte ispirazionale poi porti risultati, devi associarla a qualcosa che produca informazioni, a qualcosa di utile per chi si sofferma a leggerti.
E quando parliamo di “intrattenimento”?
Intrattenere non significa necessariamente far ridere, o fare cabaret. Faccio un paio di esempi. Hai mai sentito parlare di gamification e di edutaiment?
Per gamification si intende l’utilizzo di elementi tipici dei giochi o videogiochi in contesti non ludici. Si è scoperto che, siccome il gioco è un’azione volontaria da cui si trae piacere, utilizzare tecniche ludiche può aiutare a coinvolgere le persone in attività più noiose o ripetitive.
Ed è così che nascono le sfide, i premi che seguono le raccolte punti eccetera. Sono tutte tecniche immaginate per stimolare alcuni istinti primari come la competizione, lo status sociale, i compensi e la sensazione di soddisfazione generata dal successo.
L’edutaiment invece è il termine con cui si identificano le tecniche di formazione ed educazione che sono veicolate tramite attività di intrattenimento. In Neomobile, abbiamo a lungo sperimentato e studiato le tecniche di gestione dei progetti “Agile” e il coach che ci ha assistito per larga parte della fase iniziale, introduceva i vari concetti quasi sempre con un gioco. Spesso abbiamo passato pomeriggi a discutere di nuovi progetti che presentavamo anziché con slide power point, con delle costruzioni simboliche accrocchiate coi Lego.
Anche online è possibile educare intrattenendo, e quando uno si diverte assorbe molte più informazioni e – a chi non viene spontaneo mettere un like su un contenuto veramente piacevole?
Intrattenere quindi è il primo modo di generare visibilità.
Tuttavia, affinché quel momento di attenzione non sia stato vano, è necessario anche agganciare il lettore con delle informazioni utili, altrimenti lo sforzo da entrambi i lati sarà stato vano.
L’attenzione di per sé non è garanzia di fiducia, anzi: se a fronte delle “visualizzazioni” non si hanno poi sufficienti riscontri in termini di commenti, iterazione, conversione, può essere di certo utile soffermarsi a riflettere.
Sto usando il linguaggio giusto?
Sto fornendo informazioni interessanti?
Sono sufficientemente chiaro e comprensibile?
Cos’è che – se fossi dall’altra parte – mi farebbe soffermare e porre attenzione su ciò di cui sto parlando?
Possiamo dire che è un po’ la differenza tra tattica e strategia.
Il titolo o il sondaggio “vuoto” che porta ad un aumento delle visualizzazioni è tattica di breve periodo, ma se ti interessa creare una relazione duratura, una connessione con quello che vorresti diventasse il tuo pubblico, è necessario dare molto di più.
Se sei curioso di andare più in dettaglio su ciò che ho imparato relativamente al copywriting e all’efficacia dei contenuti pubblicati?
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Claudio Rossi – Imprenditore e Business Coach