Da quanto ho potuto osservare negli anni, al rientro dalle vacanze ci sono due principali scuole di pensiero: quelli che con la lacrimuccia rimpiangono i giorni passati a poltrire sotto l’ombrellone e iniziano a lamentarsi della propria vita ordinaria, e quelli che sono combattuti tra l’entusiasmo di raccontare tutti i dettagli di quanto hanno fatto, visto, vissuto e la voglia di rimettersi subito in pista. Di solito i secondi li riconosci perché sono carchi di entusiasmo e dell’energia ritrovata grazie alle esperienze fatte durante i giorni di relax.
Io sono un ottimista di natura, ho sempre preferito focalizzare la mia attenzione sul lato bello di ciò che mi accadeva o avevo l’occasione di vivere, anche nelle situazioni più difficili. Non si tratta di mettersi il prosciutto sugli occhi, come si diceva una volta in campagna, ma semmai una fortunata predisposizione alla gratitudine per esser nato dalla parte più fortunata del mondo.
Spesso capita di sentire le persone lamentarsi, dando la colpa a circostanze totalmente al di fuori della propria sfera di controllo. Ma tralasciando malattie di natura clinica, come potrebbero essere la depressione o altre malattie psicologiche che non voglio minimizzare e che non vanno assolutamente trascurate, spesso è l’insofferenza per fattori comuni e quotidiani a rendere le persone lamentose e insoddisfatte.
- Il potere distruttivo delle preoccupazioni
“Gran parte della mia vita è stata spesa a preoccuparmi di cose che non sono mai accadute”. – Mark Twain
La preoccupazione crea tumulto interiore. È come un’altalena che si muove in continuazione avanti e indietro, ma tramite la quale non vai da nessuna parte. La preoccupazione ti impedisce di pensare con chiarezza e ti congela ogni istinto all’azione per garantire che il risultato negativo non accada mai.
Quando è poi abbinata alla mania di controllo, alla convinzione di poter prevedere tutto o che ogni cosa debba svolgersi esattamente come programmato, diventa una bomba ad orologeria.
Notizia flash: il mondo non vive secondo le tue regole.
Ecco perché è importante rendersene conto e accettarlo il prima possibile, nonché utilizzare in modo molto più mirato e produttivo l’energia spesa nel lamentarsi, focalizzando l’attenzione sulle cose che hai realmente la possibilità di controllare e lasciando andare tutto il resto. La vita è fatta di cicli alti e bassi, è normale e va bene che sia così.
E se l’incertezza, anziché rappresentare un rischio diventasse un’opportunità?
Perché chi fa ogni anno lo stesso tipo di vacanza, magari sempre nello stesso posto, trascorrendo la giornata in modo ripetitivo e routinario, è poi il primo a lamentarsi della propria quotidianità, al rientro dalle ferie?
C’è stato un periodo in cui pensavo si trattasse di mancanza di motivazione o sostanziale mollezza di carattere, ma man mano che osservo le persone che mi circondano sto maturando una convinzione diversa. Proprio chi svolge lavori estremamente routinari è soggetto all’imprevedibilità di un qualsiasi intoppo. Più il lavoro è ripetitivo, più un banale inconveniente può minare l’automatismo dell’azione richiesta da svolgere.
Se mi segui, sai che già mi è capitato di parlare di quanto possa essere gratificante essere un imprenditore, soprattutto oggi, nel mondo digitale, ma è certo che per fare impresa è necessario focalizzare la propria attenzione sul lato oggettivo delle cose, su ciò che è reale e concreto e non sulle congetture o i modelli di rischio.
Quindi, primo punto di forza: l’imprenditore si preoccupa solo di fronte ad un problema concreto, evitando di lambiccarsi il cervello con troppi scenari apocalittici, ma piuttosto ragionando in termini di probabilità e di rischio.
2. Resilienza e capacità di lavorare sodo
Alcune persone ambiscono a diventare imprenditori perché pensano che essere il capo di se stessi significhi poter fare liberamente ciò che si vuole. Se questa è anche la tua interpretazione, ripensaci.
È vero che possedere un’attività significa avere potere direttivo sulle scelte strategiche e sulle priorità, ma ciò non toglie che per avere successo è fondamentale lavorare sodo, tanto più che – soprattutto inizialmente e se credi nella mia formula del solopreneur – ti ritroverai a fare buona parte del lavoro in prima persona.
Non esiste una soluzione rapida per il successo e il successo improvviso (cosiddetto “overnight”) è solitamente il risultato di molte notti insonni.
Ci sono molti modi per spiegare cos’è la resilienza. La definizione che preferisco è quella che la descrive come l’essere in grado di riprendersi e adattarsi rapidamente da un evento traumatico o stressante. In altre parole, è una sorta di forza interiore che ti rende indistraibile.
In generale, le persone considerano gli altri resilienti se:
- Hanno una prospettiva costantemente positiva
- Affrontano con facilità ogni situazione difficile che si trovano di fronte
- Non mostrano eccessive emozioni negative durante i momenti difficili.
La capacità di lavorare sodo, poi, va di pari passo con il lavorare bene – ossia focalizzare l’attenzione su ciò che è utile e prioritario, su ciò che produce un valore aggiunto, e soprattutto avendo chiaro in mente e fin dall’inizio cosa si vuole ottenere e come si intende misurarlo.
Di conseguenza, il secondo punto di forza di un imprenditore sta nella capacità di saper ottimizzare gli sforzi e di perdurare sulla via intrapresa, senza lasciarsi abbattere da qualche colpo d’arresto o qualche buco nel programma.
3. Capacità di gestire denaro e persone
Si dice di solito che servono soldi per fare l’imprenditore, oppure che il primo passo da fare quando si avvia un’impresa è quello di assumere del personale (e anche garantire uno stipendio a qualcun altro comporta un investimento di denaro). La verità però è che non c’è assolutamente alcuna regola fissa e in funzione del tipo di attività e del percorso che si vuole intraprendere sarà necessario redigere un budget e, soprattutto, saper discernere tra costi e debiti “sani” e “pericolosi”.
Spendere troppo per le cose sbagliate e non abbastanza per quelle giuste è un problema dell’imprenditore così come di qualsiasi persona nell’ambito della propria vita personale.
La capacità di gestione del denaro, così come la capacità relazionale, sono quindi il terzo elemento su cui si basa la scelta di diventare imprenditori. Spesso in entrambi i casi l’elemento discriminante è dato dalla capacità di scegliere in modo obiettivo, senza lasciarsi influenzare da facili miti di successo, pregiudizi o orgoglio personale ed egocentrismo.
Un buon imprenditore fa lavorare il denaro per il proprio successo e coltiva le relazioni con la cura di un giardiniere.
Imprenditori quindi si nasce o si diventa?
È indubbio che ognuno di noi ha una propria indole e una storia unica, e che entrambe sono state forgiate dalle esperienze vissute e dalle persone che ci circondano e di cui, nel tempo, ci siamo fidati di più. Ma è anche vero che, nel momento in cui si capisce qual è la direzione che si vuol dare alla propria vita, affrontare i passi successivi con un piglio imprenditoriale, anziché passivo o fatalista, aiuta a sentirsi felici e appagati.
Se, tornando alla riflessione iniziale, oggi ti senti tra quelli che rimpiangono la vita da spiaggia, o se senti di avere molte energie da investire per te e il tuo futuro, la mia raccomandazione principale è: ricorda, ciò che serve per essere un imprenditore di successo è anche ciò che ti garantisce una vita equilibrata e appagante.
Poi, se senti di avere un’idea ma non sai da dove partire per svilupparla, se ti senti imprenditore dentro ma non hai ancora avuto modo di dimostrarlo al mondo: inizia ora.
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